In cammino con... Isa J. Vinci


Ciao lettori e lettrici, oggi la nostra camminata sarà allietata di un'autrice del cui libro ho fatto la
recensione qualche mese fa ( la trovate a questo link Keyras ). Come sempre desidero ringraziare l'autrice per la sua cortesia e la sua disponibilità a concedermi un'intervista. Se avete piacere di tenere sotto controllo i suoi lavori e le sue uscite, vi invito a seguirla sul suo profilo social (@isaj.vinci su Instagram). Ed ora, senza indugi, il cominciamo a camminare con Isa J. Vinci!

Quando ha deciso di iniziare a scrivere e cosa o chi l'ha spinto a farlo?

In generale, ho iniziato a scrivere verso i nove anni dopo aver letto "Cime Tempestose", il mio primo romanzo "da adulti". Ero troppo piccola per capire la storia di ossessione amorosa che narrava, ne colsi soprattutto l'aspetto sovrannaturale, l'aria di mistero e tormento, mi innamorai delle brughiere senza averne mai vista una: mi affascinò. Fu allora che capii che la Narrativa, quella con la N maiuscola, era ben altro. Emily mi perdonerà, ma è tutta colpa sua se ho iniziato a mettere insieme trame improbabili e infantili e, in seguito, mi sono "consacrata" alla letteratura anglosassone. Da allora non ho, però, mai pensato di pubblicare fino a tre anni fa, tre anni fa quando, dopo un lutto che mi aveva quasi distrutta, un sogno o il mio inconscio o l'istinto di sopravvivenza, che ne so, mi ha "resuscitata". Quel giorno accesi il computer e aprii un file Word. Da allora non ho più smesso. 

Per quel che riguarda i racconti, non ho fatto altro che seguire le orme delle mie ave che erano grandi narratrici di novelle. Raccontavo storie agli amici a dieci anni e ho continuato finché, cambiate le circostanze, ho deciso di metterli per scritto per poterli raccontare a chiunque avesse voglia di leggerseli.

Ha abitudini durante la stesura dei suoi libri: orario, musica, luogo,...?

Il mio primo romanzo l'ho scritto seduta a una scrivania ricavata dai cavalletti per muratori, di fronte avevo un piazzale con sei o sette pini e una panchina. Non ho un luogo preferito. Ho scritto in aereo, in qualche bar, su terrazze o gradini. Quanto all'orario, mi sveglio molto presto al mattino e le prime ore del giorno, diciamo dalle cinque fino a mezzogiorno, sono quelle che preferisco. La musica è una costante. Ho una conoscenza molto vasta in questo campo e, giuro, non lo faccio per vantarmi, in famiglia ho avuto compositori, concertisti oltre ad altri personaggi che meriterebbero un racconto a parte (chissà, magari un giorno lo scriverò), sono venuta al mondo tra le note, quindi non potrei farne a meno. Ho fatto qualche esperimento pubblicando racconti con il brano di riferimento. Ho scoperto che molto di rado la melodia che mi ha accompagnata nella scrittura corrisponde a ciò che percepisce il lettore, quindi non lo farò più. Credo che sia un po' come voler imporre al pubblico la fisionomia di un personaggio, sbattergli in faccia una foto e dire: "ecco, è fatto così". A me darebbe un fastidio incredibile, una delle cose più belle della lettura è potersi immaginare personaggi e ambiente. Il compito dell'autore è aiutare il lettore a immaginare, non soffocare la sua creatività. Perché leggere è un atto creativo, no?

Scrivendo ha seguito una scaletta o ha scritto la storia di getto?

Non sono capace di seguire scalette. Scrivo di getto. Poi, naturalmente, c'è tutto il lavoro di revisione e, per la pubblicazione, di editing. Non proporrei mai ai lettori un lavoro che non fosse scrupolosamente e rigorosamente rivisto. Ecco, lì viene fuori la perfezionista che sono. 

Ci sono delle parti del romanzo o dei personaggi che, col senno di poi, modificherebbe o eliminerebbe del tutto? E perché?

La raccolta di racconti la rivedrò senz'altro. Ci sono brani che intendo togliere e non perché li ritenga inadeguati, ma perché mi sono resa conto che forse sono stata troppo esigente. Passare da un racconto breve o brevissimo all'altro, mette a dura prova il lettore. Li avevo pubblicati, sebbene senza editing, sul mio profilo Facebook, uno per volta e senza scadenza precisa. Le persone avevano avuto tutto il tempo per metabolizzare. Questo tempo fisiologico nella pubblicazione totale non c'è e credo che abbia un po' annegato i lettori con sensazioni contrastanti. Forse sfoltire e raggruppare in linea di massima i racconti in due categorie, drammatici e leggeri, potrebbe risultare meno confuso.

Per quel che riguarda i romanzi, no, non modificherei una virgola.

Cosa ha provato una volta terminato il romanzo?

Quando ancora non avevo idea di quello che va fatto dopo la parola "fine", mi sentivo contenta di aver mandato le mie storie in giro per il mondo. Adesso che sono ben consapevole del lavoro che ancora c'è da fare, mi vien da piangere... scherzo, naturalmente, ma è vero che ho imparato una lezione: il romanzo o la raccolta sono terminati solo nel giorno della pubblicazione e distribuzione, non prima.

Qual è stato il primo libro che l'ha fatta appassionare alla lettura?

Come ho detto prima, "Cime Tempestose".

Se dovesse associare una canzone al suo libro, quale sarebbe?

Impossibile stabilirlo, i racconti sono così diversi l'uno dall'altro. Una cosa posso dirla: il personaggio di Junior è "nato" con "Work" di Rihanna in sottofondo.

Dove o da chi ha trovato l'ispirazione per questo libro?

Per i romanzi è stato un sogno ad ispirare il primo, per i racconti, beh, si va da una fotografia a una luce particolare sulle pendici delle colline a un brano musicale, un quadro, la Storia... non ci sono limiti.

Quali sono, secondo lei, gli aspetti positivi e negativi dell'essere uno scrittore?

Non mi definirei mai scrittrice, è un termine che lascio a McCarthy o Yourcenar, narratrice invece lo sento abbastanza mio. L'aspetto positivo è senz'alto poter condividere, o almeno cercare di farlo, quello che mi passa per la testa e constatare di aver suscitato sorrisi, lacrime, emozioni, semplicemente. Tutti hanno bisogno di emozioni. Il lato negativo è che bisogna impegnarsi tanto, ma veramente tanto e il tempo a disposizione è spesso molto poco. A volte ci si trova a dover scegliere tra scrivere e fare altro, è un sacrificio. 

Qual è, se ne ha uno, il suo personaggio preferito del libro? E perché?

I racconti hanno tutti personaggi diversi, difficile dirlo. In linea di massima, comunque, il mio personaggio preferito è la coprotagonista.

Se avesse l'opportunità di scrivere un romanzo a quattro mani con un qualsiasi autore, del presente o del passato, quale sarebbe e perché?

Non ne sarei capace, la scrittura, per me, è un atto solitario. Comunque per quel che riguarda i racconti, credo che potrei provare con Annie Proulx... ma dubito che lei vorrebbe provare con me.

Ha piacere di dire qualcosa ai lettori del blog e in genere a chi leggerà il suo libro?

Sono l'antitesi del narcisismo, anche solo pensare di invogliare qualcuno a leggere i miei testi, mi manda in crisi. Una cosa posso dire, però: divertitevi. Lasciatevi andare. Non pensate, vivete i racconti come se ve li narrassi a voce, sedute in una stanza d'inverno, con il fuoco acceso e una lunga notte davanti.

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