La storia di Ignazio, il cane che arriva dallo spazio - Anna Lorenzi (illustrazioni di Lele Corvi)

Titolo: La storia di Ignazio, il cane che arriva dallo spazio

Autore: Anna Lorenzi (illustrazioni di Lele Corvi)

Anno di pubblicazione: 2021

Casa editrice: autopubblicazione

Traduttore: Starleen K. Meyer (per la versione inglese)

Genere: Narrativa

Questo libro è composto da una serie di brevi racconti (ognuno dei quali in versione bilingue italiano e inglese) che trattano un tema (ad esempio, per citare i primi "Ignazio tra la gente", "Ignazio e gli amici") preceduti da delle bellissime e simpaticissime strisce illustrate da Lele Corvi che ne anticipano il contenuto. Lo scopo di questi racconti è secondo me far riflettere su tematiche anche difficili da trattare con un approccio leggero e divertente, come la stessa autrice afferma nell'introduzione del libro («Dopo un romanzo e due raccolte di poesie, perché non provi a pubblicare un libro che sia in grado non solo di far pensare ed emozionare, ma anche di far ridere o, quanto meno, sorridere chi lo legge? Qualcuno mi dice che io sia capace di giocare con l'ironia»). Per esperienza personale dico che ci è riuscita. Tra le tematiche che ho scorto, sicuramente il valore dell'amicizia, quello dell'inclusione e del razzismo, quello dell'abbandono degli animali e altri. 

Questa è sicuramente una lettura adatta ai ragazzini per avvicinarli a tematiche serie ma con ironia, ma è sicuramente adatto anche ai meno giovani per riflettere sul nostro comportamento quotidiano, spesso non totalmente sincero con il prossimo come dovrebbe essere. E' un breve libro che si legge nel giro di un paio di ore al massimo e, essendo anche in formato bilingue, può sicuramente aiutare anche ad imparare qualche parola in più (o a rispolverare vecchie conoscenze) di questo idioma così importante ai nostri giorni. Sicuramente una lettura consiglia da 0 a 99 anni.

Citazione preferita:

Comunque non si dovrebbero mai far promesse ai cagnetti, se non si possono mantenere. A noi basta poco, molto meno di quel che di pensi, ma ... Eh no, non si dovrebbe far entrare un cagnetto in casa, riempirlo di coccole, attenzioni e tante belle abitudini (oh, le abitudini!, che grandissima invenzione!) per poi abbandonarlo all'improvviso. Che crudeltà! Pazzesco. Eppure, c'è chi lo fa... Che contraddizione!

Voto Finale: ⭐⭐⭐⭐⭐ 

In cammino con... Elia P. Ansaloni

Come sempre, ho piacere di ringraziare l'autore per la gentilezza nel concedermi questa camminata insieme a lui. Potete trovare l'autore su Instagram (@Epansaloni) e su Facebook (Elia P. Ansaloni). Ed ora, bando alle ciance, cominciamo a camminare con Elia P Ansaloni!!
1) Quando hai deciso di iniziare a scrivere e cosa ti ha spinto a farlo?

Come penso capiti a tutti gli autori, ho iniziato questo percorso come lettore. Libro dopo libro, ho iniziato a pensare che ci fosse ancora qualche storia che non era stata ancora raccontata, e che forse le idee che iniziavano ad affacciarsi nella mia mente non fossero così improbabili. C'è voluto molto tempo prima che mi convincessi a scrivere qualcosa sperando in una pubblicazione, ma la perseveranza è stata utile.

2) Hai abitudini durante la stesura dei tuoi libri: orario, musica, luogo,...?

Non essendo la scrittura il mio primo lavoro, devo adattarmi e cercare dei momenti liberi durante la giornata. Di solito scrivo in casa, anche se mi capita spesso di prendere appunti quando sono in viaggio o in vacanza. La musica è molto importante: spesso ascolto determinati generi mentre lavoro su una storia per poi cambiare passando a un'altra. Mi aiuta molto a concentrarmi e riprendere il lavoro che avevo lasciato in sospeso.

3) Scrivendo hai seguito una scaletta o hai scritto la storia di getto?

Sono un convinto sostenitore delle scalette, soprattutto quando si scrive un giallo. Senza, mi ritroverei in alto mare.

4) Cosa hai provato una volta terminato il romanzo?

Inizialmente una certa preoccupazione, perché non sapevo quanto la storia potesse funzionare. Avevo tentato una commistione di due generi molto diversi tra loro (il giallo classico e il weird) e temevo che fosse troppo artificiosa. Per fortuna, i primi riscontri che ho avuto sono stati positivi e molto incoraggianti.

5) Qual è stato il primo libro che ti ha fatto appassionare alla lettura?

Bella domanda. Fatico a trovare il primo libro in assoluto (forse uno di Rodari?) ma ci sono stati molti autori che mi hanno influenzato in vari momenti, facendomi appassionare a generi e stili diversi: Calvino, Poe, Hugo, la Christie... tutto sommato, si ricomincia come lettori ogni volta che si affronta qualcosa di nuovo.

6) Se dovessi associare una canzone al tuo libro, quale sarebbe?

Per trovare l'ispirazione con Azoth Express ho ascoltato solo musica strumentale, senza testi. Molto importante è stato il brano Dawn di Vangelis. Se però dovessi pensare a un brano con un testo, direi Life on Mars.

7) Dove o da chi hai trovato l'ispirazione per questo libro?

Sembrerà banale, ma da un viaggio in treno. Di più non mi azzardo a rivelare.

8) Quali sono, secondo te, gli aspetti positivi e negativi dell'essere uno scrittore?

Sicuramente la scrittura offre una possibilità di esprimere delle riflessioni che altrimenti faremmo fatica a chiarire anche nella nostra mente: mettere nero su bianco un pensiero che ci assilla e farlo arrivare agli altri è un traguardo che dà soddisfazione come pochi altri. Inoltre, come tutte le passioni, dà la possibilità di conoscere persone che la condividono e di scoprire sempre qualcosa di nuovo, ampliando le possibilità proprie e altrui. Il rovescio della medaglia è che la scrittura, come molte altre attività culturali, difficilmente si vede riconosciuta la dignità che merita. Può essere frustrante vedere come la grande distribuzione tenda a favorire prodotti molto simili fra loro e a togliere spazio alle realtà più piccole, già in difficoltà dopo anni decisamente non favorevoli per l'economia.

9) Qual è, se ne hai uno, il tuo personaggio preferito del libro? E perchè?

Mi sono divertito a scrivere un po' tutti, ma Volkov è il personaggio che mi ha dato le maggiori soddisfazioni. Mi ha permesso di sperimentare un po' con la figura del detective classico e anche di unire il mio interesse per la narrativa alla mia formazione scientifica.

10) Hai piacere di dire qualcosa ai lettori del blog e in genere a chi leggerà il tuo libro?

Grazie a chiunque vorrà dedicarmi un po' del suo tempo, che sia su questa pagina o leggendo Azoth Express. Se anche voi volete affrontare il mare magnum dell'editoria, usate il senso critico che avete affinato come lettori: ragionate sulle critiche, fate attenzione alle fregature e cercate di vedere la vostra opera anche da un punto di vista esterno, per quanto sia difficile. Insomma, siate gli autori che vorreste leggere.

Azoth Express - Elia P. Ansaloni

Titolo: Azoth Express

Autore: Elia P. Ansaloni

Anno di pubblicazione: 2021

Casa editrice: Delrai Edizioni

Traduttore: ---

Genere: giallo

Il romanzo si apre con una lettera, inviata dalla compagnia dell'Azoth Express, ad uno dei protagonisti («Spettabile Professor Volkov, a nome della nostra Compagni, sono onorato di invitarLa a unirsi a noi per il viaggio che l'Azoth Express compirà durante la prossima luna nuova.»). Ma cos'è l'Azoth Express? A prima vista un treno di lusso (una sorta di Orient express per capirci) ma andando a ricercare informazioni sul treno o sulla compagnia le informazioni si fanno lacunose o assenti («passando in rassegna gli orari aggiornati a livello internazionale, Volkov non aveva trovato menzionata alcuna città. Anzi, ogni volta che compariva, il nome del treno era accompagnato da laconiche annotazioni quali Informazioni riservate che non fornivano alcun aiuto a un potenziale viaggiatore). Sebbene titubante, il professore sceglierà di accettare l'invito e salire sull'Azoth express, dove incontrerà tutti gli altri invitati. Fino a qua potrebbe sembrare, sebbene un po' misterioso, un comunissimo incipit. Ma tutti gli invitati, compreso il professor Volkov, non sono normali passeggeri ma ognuno di essi ha caratteristiche che lo rendono speciale o comunque atipico. Ad esempio il professor Volkov è un licantropo («un licantropo improprio, a voler essere sinceri») mentre un altro protagonista, il signor Zohn, è un uomo sempre impegnato a battere a macchina tutto ciò che succede o, se non ha la macchina a portata di mano, a scrivere tutto su un taccuino. Le caratteristiche non saranno tutte così palesi e si scopriranno via via che si procederà con il romanzo, fino a giungere ad un finale (almeno per me) inaspettato.

Non sono solito leggere romanzi gialli, vista la mia totale incapacità a scoprire il colpevole anche con gli indizi sotto il naso, ma questo romanzo è riuscito a mantenere alta la mia attenzione lungo tutto il percorso narrativo fino all'acme finale, che mi ha spiazzato. Certo, ho subito capito che non sarebbe stato un treno normale o un viaggio comune ma non mi aspettavo una cosa simile. Sicuramente è un libro che mi ha tenuto compagnia per qualche giorno (visto che l'ho divorato letteralmente) e che consiglio anche ai più scettici tra i miei lettori.

Citazione preferita:

«Pesa che gli uomini dell'antichità abbiano trasformato in dei quello che non comprendevano?» Volkov si passò una mano sulla nuca mentre riprendevano a camminare. «Non solo nell'antichità. A prescindere dalle nostre convinzioni, cerchiamo tutti un modo per difenderci dal mare di oscurità che sovrasta la luce della nostra conoscenza: ma, c'è sempre stato chi si è rifiutato di muovere un singolo passo in quell'oscurità, adulandola, facendone il suo vero dio. Io cerco di appartenere all'altra schiera, quella di chi prova a gettare luce su una nuova strada.» «Anche se ciò che viene alla luce ci spaventa?» «Nulla è più spaventoso dell'ignoto»
Voto finale:

⭐⭐⭐⭐⭐

In cammino con... Laura Costantini

Desidero prima di tutto l'autrice per avermi concesso questa camminata con lei. Potete trovare la recensione del suo libro qua sul blog ( Il Varcaporta ). Se volete seguirla la potete trovare su instagram ( @laurazgcostantini ), twitter ( @LauraZGCostanti ) e facebook ( Laura Costantini e Loredana Falcone ). Dopo questa premessa, possiamo finalmente cominciare la nostra camminata!


1) Quando ha deciso di iniziare a scrivere e cosa l'ha spinta a farlo? 

Più che una decisione è stato un istinto che si è risvegliato quando ero ancora una bambina. A otto anni ho cominciato a scrivere (e illustrare, perché da piccoli niente appare impossibile) fiabe. Da allora non mi sono mai fermata, perché sento la necessità di dare voce alle storie che mi fioriscono nella mente.

2) Ha abitudini durante la stesura dei suoi libri: orario, musica, luogo...? 

Come la maggior parte delle persone che – purtroppo – non si guadagnano da vivere scrivendo narrativa, non ho la possibilità di scegliere quando scrivere. Lo faccio ogni volta che posso e dove posso. La musica la uso quando scrivo da sola mentre quando produco a quattro mani (quasi tutti i miei libri sono scritti in coppia con Loredana Falcone) la sola musica che ascolto è quella prodotta dal nostro reciproco confronto davanti alla stessa tastiera.

3) Scrivendo ha seguito una scaletta o ha scritto la storia di getto? 

Ho seguito un’idea di massima e un finale che avevo già abbastanza chiaro in mente. Ma le svolte della storia sono arrivate man mano che andavo avanti, in base al carattere e alle decisioni dei personaggi. Spesso sorprendono me per prima.

4) Cosa ha provato una volta terminato il romanzo? 

Sollievo, per aver condotto in porto tutto l’equipaggio. Nostalgia, per quei personaggi e quelle ambientazioni. Ansia, perché non puoi mai essere certa che quel viluppo di azioni ed emozioni troverà una casa editrice e un pubblico. Le beta reader erano entusiaste, ma serviva un ok da parte di qualcuno che intendesse investire sulla storia.

5) Qual è stato il primo libro che l'ha fatta appassionare alla lettura? 

Ho cominciato a leggere con assiduità a sei anni, appena ho imparato a farlo. Mi sono appassionata a “Cuore” di Edmondo De Amicis (sì, sono una signora di una certa età), ho continuato con “I viaggi di Gulliver”, “Robinson Crusoe”, “Piccole donne”. Ma la passione vera è scattata con Edgar Rice Burroughs e il suo “Tarzan delle Scimmie”. Per l’epoca ero una bimba dai gusti particolari.

6) Se dovesse associare una canzone al suo libro, quale sarebbe? 

A “Il Varcaporta” associo il secondo movimento della sinfonia numero 7 di Beethover: un brano epico, doloroso, struggente.

7) Dove o da chi ha trovato l'ispirazione per questo libro? 

Ho sognato, tanti anni fa, la scena iniziale, quella del prologo. Un monolite che piomba sulla piana di Stonehenge (che avevo visitato da poco) e fa scaturire dal burrone che ha scavato una sostanza opalescente e malvagia. Nasce tutto da lì.

8) Quali sono, secondo lei, gli aspetti positivi e negativi dell'essere una scrittrice? 

Intanto ci sono moltissime persone che ritengono che, nonostante una ventina di titoli pubblicati all’attivo (tra quelli a due mani e i miei), qualche riconoscimento e qualche migliaio di copie vendute, io non possa definirmi scrittrice perché non mi guadagno da vivere con le vendite dei miei libri. Nonostante ciò, scrittrice sono e mi sento. Gli aspetti positivi sono racchiusi nell’enorme piacere che ricavo dal raccontare storie. Ogni volta che inizio un romanzo, vivo una sorta di euforia che mi affolla la mente di spunti e di voci. I personaggi mi parlano, sgomitano, chiedono di ottenere spazio. Aspetti negativi? Pochi, a dir la verità. L’ansia nell’attesa delle recensioni, la necessità di promuoversi e di essere costantemente presente sui social per ottenere un minimo di visibilità, senza risultare fastidiosa, invasiva, supponente. Ma è un piccolo prezzo a fronte della gioia quando una lettrice o un lettore mi scrivono per esprimere entusiasmo.

9) Qual è, se ne ha uno, il suo personaggio preferito del libro? E perché? 

Li amo molto, tutti, ma ho un debole per Devereux, per la sua bellezza che viene dall’anima, per la capacità di provare empatia, che è poi il segreto di ciò che viene chiamato a compiere.

10) Ha piacere di dire qualcosa ai lettori del blog e in genere a chi leggerà il suo libro? 

Grazie. Ogni persona che entra in una libreria o che clicca su un digital store per acquistare un libro, cartaceo o elettronico che sia, è un tedoforo. Contribuisce a tenere accesa la fiamma della conoscenza, della curiosità, della meraviglia. Leggiamo, tutti, per vivere altre vite e altri mondi. E mentre li viviamo, impariamo a rendere migliore questo, il solo che ci è stato dato. Quindi sì, che leggiate o meno “Il Varcaporta”, vi ringrazio perché se siete arrivati fin qui, vuol dire che amate i libri. Come me.

Il Varcaporta - Laura Costantini

Titolo: Il Varcaporta

Autore: Laura Costantini

Anno di pubblicazione: 2022

Casa editrice: Dark Abyss

Traduttore: ---

Genere: fantasy steampunk

Le vicende del romanzo sono ambientate nell'Inghilterra del 1897, un'Inghilterra in cui le fonti energetiche dell'epoca (per la maggior parte carbone) sono state sostituite completamente da una nuova e misteriosa fonte di energia chiamata Kh-ram, che ha permesso all'Inghilterra di ottenere enormi vantaggi su tutti gli altri stati europei. Ma è tutto oro ciò che luccica? Sicuramente no, e questa situazione non fa eccezione. Infatti, per ottenere questa fonte energetica il prezzo da pagare è enorme: vite umane, usate come mezzo per estrarla e a pagarne il prezzo ovviamente sono i più poveri: mendicanti, zoppi, e anche bambini orfani con un'eccezione: questi devono essere di sesso maschile in quanto la sostanza aborra le donne («Il Kh-ram si impossesava dei corpi maschili, solo loro. Non sapeva che farsene delle femmine. Le odiava e le uccideva. C'era quasi riuscito anche con lei.»). Parallelamente a questa drammatica situazione (sulla quale molti pur sapendo chiudono entrambi gli occhi in favore di un enorme progresso), vi è una accademia nella quale giovani ragazzi orfani con specifiche caratteristiche vengono cresciuti a coppie (chiamati binomi) e istruiti per padroneggiare il potere del Kh-ram («Gli allievi erano stati accoppiati fin da bambini, dopo averli osservati in una sorta di arena destinata a migliaia di orfani frutto della società vittoriana. Quando poi avessero raggiunto l'età giusta per aspirare all'accademia, al naturale legame che li avesse uniti dovevano corrispondere precise capacità scientifiche e forza fisica, estro e disciplina, intuito e obbedienza»), ma anche essi dovranno pagare un caro prezzo per questa "fortuna". Ma il delicato equilibrio su cui questa situazione si basa verrà presto minato fin nelle sue fondamenta, portando il lettore ad assistere a intrighi, tradimenti, inganni, sotterfugi vari da entrambe le parti (chi vuole che nulla cambi contro chi invece vuole che questa situazione abbia fine).

Nel libro viene trattata (essendo uno dei cardini della storia) l'omosessualità maschile, che sebbene fosse all'epoca vista come una depravazione (e la cosa viene sottolineata in molti punti del romanzo) viene per così dire tollerata dalla popolazione perché comunque è un effetto collaterale della sostanza a cui sono esposti i binomi. Mi è piaciuto in particolare come la scrittrice ha descritto, in maniera secondo me molto reale, i sentimenti e i pensieri dei vari protagonisti omosessuali, ma anche di coloro che non lo sono e che si rapportano con loro. Ma è anche degno di nota come viene sottolineata la condizione della popolazione più povera, della cui sorte a nessuno interessa e che viene liberamente usata come sacrificio per il progresso del paese. 

Ci sarebbero altre cose e di molti personaggi di cui parlare, ma credo che vi toglierei il gusto di leggerlo se vi dicessi troppo, per cui credo che non mi rimanga che consigliarvelo se siete amanti del fantasy o di tematiche LGBT, ma anche per lettori meno avvezzi a queste tematiche può essere una lettura interessante, avendo una buona dose di intrighi, tradimenti e doppi-giochi come detto sopra.

Citazione preferita:

Devereux nel binomio era stato da subito edera. E Zachary muro. Erano tutte ripartite così le coppie volute dagli esperti. Uno solido, l’altro versatile. Uno forte, l’altro tenace. Uno inflessibile, l’altro sensibile. Complementari. L’edera ha bisogno del sostegno di un muro sul quale arrampicarsi. Ma le fronde della pianta, elastiche e fitte, aiutano a sostenere pietre e malta. A renderle più forti.


Voto Finale: 

⭐⭐⭐⭐

In Cammino con... Manuela Vinario