In Cammino con... Manuela Vinario


Bentornati lettori e lettrici sul mio blog! Torniamo a camminare con un autrice di cui ho recensito qualche settimana fa il libro. Sto parlando di Manuela Vinario, autrice del libro Il Tempo della Neve, un fantasy che ho apprezzato e di cui potete trovare la recensione qua sul mio blog. Come sempre, ringrazio l'autrice per la sua disponibilità e gentilezza e non mi resta che invitarvi camminare con noi!




Quando ha deciso di iniziare a scrivere e cosa o chi l'ha spinto a farlo?

Ho iniziato a scrivere, come spesso rimarco nella mia biografia, all’età di circa sei anni, componendo un racconto fantastico, rilegandolo e consegnandolo alla maestra. Non so ancora spiegare, oltre ad un’immensa passione e una vena creativa che è sempre stata molto dominante nella mia persona, quale fu il motivo di tale scelta e cosa mi abbia definitivamente consacrato a questa bellissima professione: penso che raccontare storie e suscitare emozioni, oltre che ad esprimerle, sia ancora oggi una risposta significativa.

Ha abitudini durante la stesura dei suoi libri: orario, musica, luogo,...?

Solitamente non ho abitudini fisse: ho in mente l’intera stesura del volume in questione ma non ho un programma pre-determinato. È però certo che io riesca a scrivere meglio fra la mattina e il pomeriggio, ascoltando musica immersiva che possa aiutarmi ad entrare meglio nell’ambientazione da me preferita.

Scrivendo ha seguito una scaletta o ha scritto la storia di getto?

Per quanto riguarda il primo volume della mia saga Dark Fantasy, “Il Tempo della Neve: Segni del Destino”, ho inizialmente, e si parla di diversi anni fa, scritto impulsivamente la storia, come spesso ho fatto con diversi nuclei narrativi. Ho però poi deciso, nell’ampliare, rivedere e correggere parti del romanzo, di seguire una serie di capitoli controllati da me.

Ci sono delle parti del romanzo o dei personaggi che, col senno di poi, modificherebbe o eliminerebbe del tutto? E perché?

Grazie ad alcune critiche e consigli che sono arrivati dai miei recensori, forse modificherei alcune parti relative al nodo centrale della storia in senso avventuriero, cioè il momento che culmina nel climax finale della fuga e della peregrinazione solitaria. Non ci sono però personaggi che eliminerei: ognuno di loro ha un posto speciale nel mio cuore.

Cosa ha provato una volta terminato il romanzo?

Ero contentissima, emozionata e felice: i miei sentimenti erano decisamente contrastanti, come spesso tendono ad essere, ma ero orgogliosa di poter presentare al mondo editoriale la mia prima creatura!

Qual è stato il primo libro che l'ha fatta appassionare alla lettura?

Non ricordo precisamente quale fu, dal momento che leggo da quando ho quattro anni e ho spulciato davvero di tutto, anche etichette di oggetti! Se c’è però una saga che davvero mi ha segnato è stata quella de “I Regni di Nashira” di Licia Troisi, mia ispiratrice.

Quali sono il libro che più ha amato e quello che più ha odiato?

Ho adorato alla follia, anche in termini qualitativi, la saga di Shadowhunters e penso di non aver mai sopportato Robinson Crusoe, nonostante sia un grande classico degno di ogni tipo di rispetto.

Ha mai abbandonato la lettura di un libro?

Assolutamente sì, è successo, e spero che in futuro io possa eliminare questa cattiva abitudine. Ognuno ha i propri periodi e questo, purtroppo, vale anche per la lettura!

Se dovesse associare una canzone al suo libro, quale sarebbe?

Oh, ce ne sono molte, tant’è che ho creato una playlist apposita. Se però devo davvero sceglierne una, allora cito “Game of Survival” di Ruelle.

Dove o da chi ha trovato l'ispirazione per questo libro?

Ho trovato i miei mentori nella serie del Signore degli Anelli, Game of Thrones e molti altri spunti sparsi qua e là nella letteratura italiana, anche self!

Quali sono, secondo lei, gli aspetti positivi e negativi dell'essere uno scrittore?

Adoro poter convogliare emozioni, storie e tracciare sentieri che ognuno può percorrere individualmente o in compagnia arrivando ad interpretare i simboli da me ideati come una guida con il proprio allievo, in una maniera personale che porti alla meta di un viaggio da affrontare che non finirà mai e che si articola negli spazi infiniti dell’unità del racconto. È sicuramente negativo, parlando soprattutto da scrittrice self, il lato più materialistico della promozione e dello spesso infruttuoso rapporto con i blogger, che a volte può diventare improduttivo.

Qual è, se ne ha uno, il suo personaggio preferito del libro? E perché?

I miei personaggi preferiti sono Alesys e Lene, perché entrambe rappresentano delle sfumature caratteriali della mia persona che hanno segnato molto la mia storia; inoltre, non posso non citare il piccolo Jørgen, che è la rappresentazione più dolce dell’amore per la conoscenza e la curiosità del sapere.

Parlando invece dei romanzi che ha letto, quale dei personaggi di quei romanzi vorrebbe essere e perché?

Uh, ce ne sono così tanti: Talitha de “I Regni di Nashira” ed Éowyn del Signore degli Anelli sono due esempi di eroine che cadono e si rialzano in un percorso di maturazione che accarezza la loro femminilità avvolta nella durezza delle loro armi, della loro ribellione e dei loro puri sentimenti spesso incompresi o meglio non accettati da parte della società in cui sono poste e che dimostrano una forza ed un coraggio fuori dal comune persino nel cambiare il proprio destino e accogliere le loro intimità come proprie.


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