In cammino con... Laura Costantini

Desidero prima di tutto l'autrice per avermi concesso questa camminata con lei. Potete trovare la recensione del suo libro qua sul blog ( Il Varcaporta ). Se volete seguirla la potete trovare su instagram ( @laurazgcostantini ), twitter ( @LauraZGCostanti ) e facebook ( Laura Costantini e Loredana Falcone ). Dopo questa premessa, possiamo finalmente cominciare la nostra camminata!


1) Quando ha deciso di iniziare a scrivere e cosa l'ha spinta a farlo? 

Più che una decisione è stato un istinto che si è risvegliato quando ero ancora una bambina. A otto anni ho cominciato a scrivere (e illustrare, perché da piccoli niente appare impossibile) fiabe. Da allora non mi sono mai fermata, perché sento la necessità di dare voce alle storie che mi fioriscono nella mente.

2) Ha abitudini durante la stesura dei suoi libri: orario, musica, luogo...? 

Come la maggior parte delle persone che – purtroppo – non si guadagnano da vivere scrivendo narrativa, non ho la possibilità di scegliere quando scrivere. Lo faccio ogni volta che posso e dove posso. La musica la uso quando scrivo da sola mentre quando produco a quattro mani (quasi tutti i miei libri sono scritti in coppia con Loredana Falcone) la sola musica che ascolto è quella prodotta dal nostro reciproco confronto davanti alla stessa tastiera.

3) Scrivendo ha seguito una scaletta o ha scritto la storia di getto? 

Ho seguito un’idea di massima e un finale che avevo già abbastanza chiaro in mente. Ma le svolte della storia sono arrivate man mano che andavo avanti, in base al carattere e alle decisioni dei personaggi. Spesso sorprendono me per prima.

4) Cosa ha provato una volta terminato il romanzo? 

Sollievo, per aver condotto in porto tutto l’equipaggio. Nostalgia, per quei personaggi e quelle ambientazioni. Ansia, perché non puoi mai essere certa che quel viluppo di azioni ed emozioni troverà una casa editrice e un pubblico. Le beta reader erano entusiaste, ma serviva un ok da parte di qualcuno che intendesse investire sulla storia.

5) Qual è stato il primo libro che l'ha fatta appassionare alla lettura? 

Ho cominciato a leggere con assiduità a sei anni, appena ho imparato a farlo. Mi sono appassionata a “Cuore” di Edmondo De Amicis (sì, sono una signora di una certa età), ho continuato con “I viaggi di Gulliver”, “Robinson Crusoe”, “Piccole donne”. Ma la passione vera è scattata con Edgar Rice Burroughs e il suo “Tarzan delle Scimmie”. Per l’epoca ero una bimba dai gusti particolari.

6) Se dovesse associare una canzone al suo libro, quale sarebbe? 

A “Il Varcaporta” associo il secondo movimento della sinfonia numero 7 di Beethover: un brano epico, doloroso, struggente.

7) Dove o da chi ha trovato l'ispirazione per questo libro? 

Ho sognato, tanti anni fa, la scena iniziale, quella del prologo. Un monolite che piomba sulla piana di Stonehenge (che avevo visitato da poco) e fa scaturire dal burrone che ha scavato una sostanza opalescente e malvagia. Nasce tutto da lì.

8) Quali sono, secondo lei, gli aspetti positivi e negativi dell'essere una scrittrice? 

Intanto ci sono moltissime persone che ritengono che, nonostante una ventina di titoli pubblicati all’attivo (tra quelli a due mani e i miei), qualche riconoscimento e qualche migliaio di copie vendute, io non possa definirmi scrittrice perché non mi guadagno da vivere con le vendite dei miei libri. Nonostante ciò, scrittrice sono e mi sento. Gli aspetti positivi sono racchiusi nell’enorme piacere che ricavo dal raccontare storie. Ogni volta che inizio un romanzo, vivo una sorta di euforia che mi affolla la mente di spunti e di voci. I personaggi mi parlano, sgomitano, chiedono di ottenere spazio. Aspetti negativi? Pochi, a dir la verità. L’ansia nell’attesa delle recensioni, la necessità di promuoversi e di essere costantemente presente sui social per ottenere un minimo di visibilità, senza risultare fastidiosa, invasiva, supponente. Ma è un piccolo prezzo a fronte della gioia quando una lettrice o un lettore mi scrivono per esprimere entusiasmo.

9) Qual è, se ne ha uno, il suo personaggio preferito del libro? E perché? 

Li amo molto, tutti, ma ho un debole per Devereux, per la sua bellezza che viene dall’anima, per la capacità di provare empatia, che è poi il segreto di ciò che viene chiamato a compiere.

10) Ha piacere di dire qualcosa ai lettori del blog e in genere a chi leggerà il suo libro? 

Grazie. Ogni persona che entra in una libreria o che clicca su un digital store per acquistare un libro, cartaceo o elettronico che sia, è un tedoforo. Contribuisce a tenere accesa la fiamma della conoscenza, della curiosità, della meraviglia. Leggiamo, tutti, per vivere altre vite e altri mondi. E mentre li viviamo, impariamo a rendere migliore questo, il solo che ci è stato dato. Quindi sì, che leggiate o meno “Il Varcaporta”, vi ringrazio perché se siete arrivati fin qui, vuol dire che amate i libri. Come me.

2 commenti:

In Cammino con... Manuela Vinario