In cammino con... Mattia Vanfiori

Benvenuti lettori e lettrici, oggi cammineremo con Mattia Vanfiori, autore di un ottimo Fantasy, la mano della principessa, di cui trovate la recensione qua sul mio blog. Come sempre, desidero ringraziare Mattia per la disponibilità e la cortesia a concedermi questa intervista. Vi invito a seguirlo sui suoi canali social per rimanere aggiornati sui suoi lavori. Ed ora, non perdiamo tempo, e cominciamo a camminare insieme a Mattia Vanfiori!


Quando ha deciso di iniziare a scrivere e cosa o chi l'ha spinto a farlo?


È una passione che ho da sempre. Da bambino mi piaceva molto inventare delle storie. In genere, si trattava di brevi avventure con protagonisti animali, gatti in particolare! Mi veniva spontaneo mettermi a scrivere, riempivo spesso un intero quaderno di racconti. 

 

Ha abitudini durante la stesura dei suoi libri: orario, musica, luogo,...?

 

Nessuna in particolare. Basta che mi senta ispirato, allora comincio a scrivere. Spesso e volentieri, ascolto la musica mentre lo faccio, ma non mi dispiace neppure il completo silenzio. 

 

Scrivendo ha seguito una scaletta o ha scritto la storia di getto?

 

Per me sono fondamentali gli appunti. Sono quasi sempre disordinati, eppure senza non riuscirei a scrivere. È grazie agli appunti che mi faccio un’idea delle vicende che devo trattare, di come iniziare e a quale conclusione arrivare. Poi, durante la scrittura, aggiusto o modifico qualcosa. 

Anche se gli appunti sono essenziali, rimangono, comunque, un “assaggio” di quello che voglio raccontare. Il resto che aggiungo nel corso della storia – le vicende, le azioni dei personaggi e i dialoghi – mi vengono al momento. 

 

Ci sono delle parti del romanzo o dei personaggi che, col senno di poi, modificherebbe o eliminerebbe del tutto? E perché?

 

Dipende. Può capitare che mi renda conto che qualcosa non va o che si poteva migliorare quando ormai è troppo tardi, ma nel caso del mio ultimo romanzo, La mano della principessa, mi ritengo soddisfatto. Ho dedicato molto tempo a questa storia, ho pensato a come raccontarla e presentare i personaggi e quale conclusione si adattasse.  

Quando era ancora in fase di stesura, per esempio, avevo pensato di introdurre una parte dove presentavo il punto di vista di un altro personaggio, ma poi ho lasciato perdere, poiché d’istinto mi sono detto che, quanto raccontato, fosse già tutto e che il romanzo meritasse un’adeguata conclusione. Col senno del poi, posso dire di non esserne per niente pentito. Quella parte in più, per quanto allettante dal punto di vista dell’autore, sarebbe stata pesante e ripetitiva per i lettori, oltre che abbastanza inutile. 

 

Cosa ha provato una volta terminato il romanzo?

 

Avendoci dedicato tanto tempo, arrivare alla fine è stata una grande soddisfazione e una bella emozione. Sono molto affezionato a La mano della principessa e sono contento di aver trovato un’ottima casa editrice come Blueberry Fantasy. 

 

Qual è stato il primo libro che l'ha fatta appassionare alla lettura?

 

Il primo libro che ho letto, da adolescente, è stato Zanna Bianca. Mi è piaciuto così tanto da aver poi continuato con Il richiamo della foresta e così via, fino ad appassionarmi alla lettura. Senza contare che da piccolo amavo farmi leggere le fiabe, ne avevo infatti molti libri. 

 

Se dovesse associare una canzone al suo libro, quale sarebbe?

 

A dire il vero, non ci ho mai pensato, sebbene spesso scriva ascoltando la musica. Se proprio devo scegliere, considerato anche il contesto, penso che una musica che possa starci bene sia la sigla di Elisa di Rivombrosa. D’altronde, non posso negare che quel telefilm non mi abbia un po’ influenzato nel creare i personaggi del romanzo. Da piccolo guardavo la serie di Elisa, con mia madre, e ancora oggi mi attirano i film o i libri che trattano della vita aristocratica e degli amori proibiti tra servi e nobili. 

 

Dove o da chi ha trovato l'ispirazione per questo libro?

 

Oltre al telefilm citato prima, ho preso spunto da una vicenda realmente accaduta nella Sicilia del 1563. Il personaggio di Laura, la donna-spettro, è ispirato alla baronessa di Carini, Laura Lanza, vittima anch’essa d’un matrimonio combinato, ma innamorata di un uomo di rango inferiore e, per tale motivo, punita dal barone Cesare, suo padre. 

La principessa del mio romanzo e la baronessa della realtà condividono, inoltre, lo stesso amore per la lettura e, in particolare, verso le opere di Dante. 

 

Quali sono, secondo lei, gli aspetti positivi e negativi dell'essere uno scrittore?

 

L’aspetto positivo è proprio la scrittura. Avere l’ispirazione, buttare giù i primi appunti e poi cominciare a scrivere la storia. Il piacere di inventare, raccontare, riflettere su cosa tralasciare o aggiungere. In poche parole, la cosa più bella è la passione che guida in tutti gli aspetti del processo creativo. 

Altrettanto importante è, poi, l’amore per i libri. È impossibile per chi scrive, non amare leggere. È proprio la lettura la vera maestra dello scrittore. 

Riguardo agli aspetti negativi, credo che quelli vengano dopo. Bisogna metter impegno nel rileggere e sistemare il proprio scritto. Dopo diverse riletture, si deve scegliere che cosa farne e, se si opta per una casa editrice, capire quale sia quella giusta per il proprio libro. E poi, per un motivo o per un altro, prepararsi ad eventuali rifiuti. 

Si deve anche aver la fortuna di trovare un editore serio, che aiuti l’autore a migliorare la propria opera, specie con un buon lavoro di editing. Quest’ultima cosa è molto importante, non solo per il libro, ma anche per migliorare se stessi come scrittori. 

Se tutto fila liscio, non ci dovrebbero essere aspetti negativi. In caso contrario, bisogna armarsi di pazienza e fare scelte ponderate. 

 

Qual è, se ne ha uno, il suo personaggio preferito del libro? E perché?

 

Cassandra. Sono molto affezionato a questo personaggio, tanto da dedicare una parte interamente ad esso, narrando gli eventi dal suo punto di vista. Penso che sia molto facile affezionarsi a lei, proprio per come riesce a coinvolgerti nel suo vissuto, rivelandoti ogni suo pensiero. 

Non posso, però, dimenticarmi di Ginevra, la protagonista. Forse non è dolce come Cassandra, ma è un personaggio da apprezzare per la sua determinazione e il suo mettersi in gioco, nonché per il modo in cui affronta grandi cambiamenti, soprattutto interiori. Di Ginevra, mi piace anche il caratterino. 

 

Se avesse l'opportunità di scrivere un romanzo a quattro mani con un qualsiasi autore, del presente o del passato, quale sarebbe e perché?

 

Penso, anzitutto, che il miglior modo per scrivere un romanzo a quattro mani e affrontare eventuali divergenze, sia quello di andare d’accordo ed essere disposti a dei compromessi. Non ho mai fatto questa esperienza, ma se dovesse capitarmi, spero che si tratti di una persona che conosco e con la quale avrei piacere di mettermi in gioco. 

Ci sono molti scrittori del passato, di cui amo le opere, ma non penso che sarebbe verosimile anche solo immaginare un romanzo a quattro mani con uno di essi, poiché le differenze su scrittura, argomenti e mentalità sarebbero enormi! 

 

Ha piacere di dire qualcosa ai lettori del blog e in genere a chi leggerà il suo libro?


Posso solo consigliare, sia ai lettori, sia ad eventuali autori, di leggere molto. La lettura è meravigliosa. Non è solo un piacere, significa anche scoprire, apprendere e allargare la mente. In un certo senso, leggere potrebbe definirsi un bisogno. 

Da autore, dico che non potrei essere più felice se tra i libri scelti, ci fosse anche il mio. Sono orgoglioso de La mano della principessa e spero che possa essere apprezzato e magari lasciare qualcosa in chi legge. 


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