In Cammino con... Daniele Benzi

Benvenuti lettori e lettrici, torniamo a camminare. Questa volta siamo in compagnia di Daniele Benzi autore di Una mente piena di cui troverete presto la recensione qua sul blog. Vi invito come sempre a seguire l'autore sui suoi social (Ig: @_danielebenzi_) per eventuali aggiornamenti sulla sua attività letteraria. Concludo ringraziandolo per la sua gentilezza e disponibilità nel concedermi un'intervista 😊 





Quando ha deciso di iniziare a scrivere e cosa o chi l'ha spinto a farlo? 

Mostravo interesse nei confronti della scrittura già durante la scuola elementare, mi è sempre piaciuto esprimermi sotto varie forme. Ho iniziato sul serio a sedici anni, in occasione di un progetto scolastico che ha riacceso in me tale passione, accantonata da un po’ di tempo. In generale, ciò che mi porta a voler scrivere è la mia tendenza ad esternare i miei pensieri e sentimenti, mettendoli nero su bianco. Direi anche e soprattutto la mia ossessione di lasciare una traccia indelebile di me nel mondo.


Ha abitudini durante la stesura dei suoi libri: orario, musica, luogo,...?


Per quanto riguarda l’orario prediligo la sera o addirittura la notte. Mi sento più concentrato, senza distrazioni esterne e senza confusione intorno. Di solito scrivo in camera mia, al computer, con la porta chiusa e in silenzio. Se proprio mi concedo un po’ di musica, si tratta di beat lo-fi hip hop, rilassanti e che aiutano a concentrarsi.


Scrivendo ha seguito una scaletta o ha scritto la storia di getto?


Ho raccolto un bel po’ di materiale di getto, per poi effettuare una scrematura. Ho scelto una parte del materiale e le ho dato un senso logico, fino ad ottenere quello che è il risultato finale. Quando ho iniziato a scrivere non avevo una scaletta in mente, soltanto il concetto.


Ci sono delle parti del romanzo o dei personaggi che, col senno di poi, modificherebbe o eliminerebbe del tutto? E perché?


Trattandosi di un saggio che verte su argomenti astratti e psicologici, si basa strettamente sulla mia maturità mentale, e sui ragionamenti propri di un certo periodo. L’opera è stata pubblicata più di un anno fa, e nel frattempo credo di essermi evoluto come persona. Non eliminerei nulla, semplicemente aggiornerei alcune parti in base alla mia evoluzione mentale. O forse no, dato che ogni opera fotografa un determinato momento della vita. In conclusione, no, non modificherei nemmeno nulla.


Cosa ha provato una volta terminato il romanzo?


Una soddisfazione incommensurabile. Non parlo nemmeno di quando ho potuto toccare con mano una copia fisica dell’opera per la prima volta. Finalmente l’impegno e tutti gli sforzi avevano una forma, il prodotto era stato creato ed era uscito dalle quattro mura di casa mia, per andare chissà dove. Spero nel cuore di più persone possibile.


Qual è stato il primo libro che l'ha fatta appassionare alla lettura?


A dire il vero non ne ho uno. Paradossalmente non sono mai stato un grande lettore, giusto negli ultimi tempi mi sto avvicinando alla lettura. Ho sempre preferito mettermi in gioco in prima persona e scrivere. Per citarne uno, ho adorato “Padre ricco padre povero” di Robert Kiyosaki.


Se dovesse associare una canzone al suo libro, quale sarebbe?


Credo “5:32 PM” di The Deli. È un beat lo-fi hip hop, credo che si intoni con il mood riflessivo ed introspettivo del libro.


Dove o da chi ha trovato l'ispirazione per questo libro?


Tutto nasce da ragionamenti personali, dall’introspezione, perciò da me stesso. A mia volta, io analizzo gli stimoli che recepisco dall’ambiente circostante.


Quali sono, secondo lei, gli aspetti positivi e negativi dell'essere uno scrittore?


Sinceramente non saprei, non so nemmeno se ancora possa definirmi come uno scrittore. Questo devo ancora inquadrarlo. A pelle, direi che esprimere la propria interiorità aiuta a prescindere. È utile per comprendersi di più e per trovare un equilibrio interiore, lasciando una traccia di sé, giungendo agli atri tramite la propria arte. 


Qual è, se ne ha uno, il suo argomento preferito del libro? E perché?


Bella domanda, tutto mi sta a cuore perciò è difficile scegliere. Direi il concetto di “impicciarsi”, perché spinge il lettore a vivere la sua vita da protagonista e non da semplice spettatore. Apprezzo molto anche il tema dei canoni sociali, che mi tocca molto personalmente.


Se avesse l'opportunità di scrivere un romanzo a quattro mani con un qualsiasi autore, del presente o del passato, quale sarebbe e perché?


Sinceramente di romanzi non me ne intendo molto, prediligo altri generi, però mi piacerebbe scrivere un saggio con Robert Kiyosaki, annullando ipoteticamente le barriere linguistiche. 


Ha piacere di dire qualcosa ai lettori del blog e in genere a chi leggerà il suo libro?


Esplorate sempre, anche se a tratti può sembrare poco produttivo, o addirittura inutile. Esplorate l’ambiente circostante e voi stessi, tramite l’introspezione, con brutale onestà. Solo in questo modo si può sperare di crescere. Ho concepito il mio primo libro seguendo proprio questo spirito. Se deciderete di cimentarvi nella lettura di esso, vi auguro buon viaggio.


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